Roma, 1 lug. (askanews) – Dopo un 2023 segnato da alluvioni, gelate e crollo dei conferimenti, il 2024 restituisce al sistema Apo Conerpo una situazione produttiva più vicina alla normalità: il bilancio della principale Organizzazione di produttori ortofrutticoli europea, approvato ieri all’unanimità dall’assemblea dei soci, mostra una crescita dei conferimenti del 34%, con un fatturato consolidato che ha superato i 489 milioni di euro (+13%).
“Il 2024 ci ha finalmente consentito un recupero produttivo – spiega il presidente Davide Vernocchi – riportando i conferimenti a livelli leggermente superiori rispetto al 2018, che consideriamo l’ultimo anno ‘normale’ prima dell’escalation climatica e fitosanitaria. Non possiamo parlare di stagione eccezionale, ma almeno di una ritrovata base su cui costruire nuove certezze”.
Dopo i drammatici eventi del 2023, che avevano portato i conferimenti al minimo storico, l’annata 2024 ha segnato un deciso rimbalzo, a partire dal mercato del prodotto fresco: +65% per la frutta, +23% per gli ortaggi, con performance straordinarie su pere (+140%) e ciliegie (+160%), entrambe fortemente danneggiate dagli eventi climatici avversi nel 2023, ma anche su albicocche (+94%), pesche e nettarine (+85% e +76%) e kiwi (+40%).
La crescita dei conferimenti si è tradotta anche in una valorizzazione commerciale solida: 489 milioni di euro di fatturato consolidato, +13% rispetto al 2023, con un incremento del 12,6% anche a volume, complice la positiva performance del comparto orticolo e del pomodoro da industria.
“Accanto alla crescita del fatturato, il 2024 segna anche un passo importante nel rafforzamento patrimoniale del nostro Gruppo – sottolinea Daniele Maria Ghezzi, direttore generale di Apo Conerpo – Oltre il 75% delle nostre risorse oggi è investito stabilmente all’interno del sistema, nelle nostre filiali e nelle cooperative socie, mentre la parte restante è allocata in partecipazioni coerenti e funzionali alla nostra missione”.
Il contesto però resta complesso ha ricordato Vernocchi, basti pensare alla diffusione di fitopatie sempre più aggressive come la maculatura bruna, la Sharka, la batteriosi del kiwi o la Glomerella, alla pressione della cimice asiatica, alle difficoltà nella difesa fitosanitaria per effetto della continua restrizione dei principi attivi disponibili. “A tutto questo si sommano i rincari di energia, logistica, materiali e le forzature del sistema distributivo su requisiti di residui che spesso penalizzano i produttori europei”. Per questo “è cruciale dotare i nostri produttori di strumenti di protezione adeguati e opportunità per guardare al futuro – spiega Daniele M. Ghezzi, direttore generale della OP – Lo scorso anno è stato rifinanziato il fondo di mutualizzazione CMC 2020 contro i danni da cimice asiatica, portando la sua dotazione complessiva a oltre 1 milione di euro: uno strumento concreto, pensato per garantire un sostegno rapido alle aziende colpite”.