MILANO – Gli inquilini affittuari degli immobili del Pio Albergo Trivulzio di Milano non credono alle parole del direttore generale Giuseppe Calicchio e accusano il Pat di aver abbandonato la propria vocazione di “ente morale” per dedicarsi “alla speculazione”. A dirlo sono gli stessi inquilini, intervenuti durante la commissione ‘Casa’ di palazzo Marino, dopo aver ascoltato le parole del Direttore generale della nota casa di cura milanese sulla possibile messa all’asta di cinque immobili di proprietà del Pat, nei quali risiedono circa 400 inquilini. Chiamato dai consiglieri comunali a chiarire la situazione in commissione, il dg Calicchio ha specificato che “secondo una prassi consolidata e pluridecennale, ogni biennio il consiglio d’indirizzo aggiorna il piano delle alienazioni, definendo il perimetro di quelli che potrebbero essere gli immobili da porre a valorizzazione alienativa”.
I cinque stabili individuati, quindi, “definiscono solo un perimetro potenziale di autorizzazione” ma “una decisione definitiva sull’alienazione” ancora non c’è. Nell’esercizio 2023, specifica infatti Calicchio, “non si prevede assolutamente di porre ad alienazione tutte quelle unità immobiliari, anzi l’orientamento è quello di non andare oltre un cielo-terra, che al momento il consiglio non ha ancora individuato”.
Parole che sono però in contrasto con le esperienze di diversi inquilini, intervenuti durante la seduta della commissione. Secondo Daniela Berlingheri, dello stabile di via del Carmine 1, agli inquilini risulta che “ci sia già stata una delibera per l’alienazione del nostro stabile, che il Trivulzio abbia già chiesto e ottenuto l’autorizzazione dalla soprintendenza e che ora sia in fase peritale per la valutazione”. Notizie confermate “dal riferimento ufficiale qui nella casa, che ha detto che la cosa si sapeva già da tempo, perché non sono stati rinnovati dei contratti scaduti e ci sono degli appartamenti sfitti che non sono entrati negli ultimi bandi d’affitto”.
Inoltre, “pochissimi inquilini si sono già attivati per costituirsi come associazione e presentarsi come acquirenti, e pare che abbiano ricevuto una risposta nella quale gli veniva riconosciuto il diritto di prelazione”. Berlingheri accusa quindi la direzione del Pat di “aver fatto entrare nei palazzi, già da due o tre anni, società che si occupano di affitti brevi”. Inoltre, gli inquilini lamentano “la totale assenza di controlli su subaffitti e attività di air bnb”. Una gestione, insomma, che sembra essere poco in linea “con la finalità da ente morale del Pio Albergo Trivulzio”, ma ricorda “una pura attività di speculazione”.
Una situazione simile viene descritta anche da Silva Cannovazzi, dell’associazione dei conduttori di piazza Mirabello 5. Secondo Cannovazzi, infatti, “molti conduttori sono senza contratto dal 2021, molto prima della delibera di alienazione. Alcuni sono stati fatti scadere, ad altri sono stati proposti nuovi contratti, accettati nonostante aumenti fino al 40%, ma dal 2021 non c’è stata nessuna formalizzazione e nessuna comunicazione”. E chi prova ad avere informazioni si vede rispondere che “è tutto fermo perché le case sono in vendita”.
Cannovazzi racconta quindi il “caso emblematico di una coppia di anziani che, dopo aver ricevuto e accettato la nuova proposta di contratto, in attesa della sottoscrizione si è vista notificare dal tribunale di Milano un’intimazione di sfratto esecutivo, con la citazione a comparire a giugno per la convalida. Come si può passare da una proposta di un nuovo contratto a una intimazione di sfratto senza nessuna comunicazione?”
Secondo Cannovazzi, quindi, da un lato “ci sono affitti scaduti, assenze di contratti, case mai messe all’asta e appartamenti negati a inquilini assolutamente solventi”, tutte situazioni che “fanno perdere soldi al Trivulzio, e quindi anche al Comune”. Dall’altro agli inquilini, che sono perlopiù “persone anziane e fragili, non è stata data una comunicazione, non una telefonata”, ma “sono venute a sapere cosa stesse succedendo dai giornali e dai vicini. Mi chiedo- conclude infine la rappresentante degli inquilini- se il Comune voglia avallare questa decisione e questa politica, perché i tre rappresentanti nel direttivo sono del Comune ed è lì che si decidono le vendite”.
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