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Ecco la guida per sfatare i falsi miti sui viaggi studio all’estero

ROMA – Il settore delle esperienze all’estero, e in particolar modo dei viaggi studio, sta vivendo in questi mesi un periodo di grande rinascita. Tuttavia, nonostante sia viva la voglia nei più giovani di allargare i propri orizzonti ed immergersi nella quotidianità di una nuova cultura, sono ancora molti gli stereotipi che ruotano intorno alla formazione al di là dei confini nazionali. 

La possibilità di studiare per un semestre o un anno durante il liceo in un paese straniero è considerata un’occasione unica, ma spesso paure e timori prendono il sopravvento. Si tratta, infatti, di una scelta sfidante sia per i genitori, sia per gli adolescenti, che devono affrontare la prima vera grande “prova” al di fuori della propria comfort zone. Eppure, non c’è nulla di pari valore – che può motivare i giovani a superare i propri limiti e a valorizzarsi come persone – come il venir “catapultati” in una nuova realtà, lontani da punti di riferimento personali e socio-culturali. 

Per questo motivo WEP, organizzazione leader nel settore degli scambi culturali e linguistici nel mondo da ben 34 anni, presenta una guida per sfatare i falsi miti più popolari sui programmi scolastici all’estero, sottolineando il ruolo cruciale dell’educazione – anche e soprattutto internazionale – nella formazione della persona. 

La top 10 dei falsi miti: 

“I viaggi studio all’estero sono come andare in vacanza”: lo stereotipo più comune sui viaggi di studio all’estero è associarli più a vacanze che ad esperienze di vita a tutto tondo. Così come studiare nel proprio paese, anche all’estero vengono richiesti impegno e costanza. Sebbene una certa componente divertimento sia assicurata, trascorrere un periodo di studio all’estero durante l’adolescenza è un’ottima occasione per migliorare la propria autonomia, il proprio senso di responsabilità e la propria socialità… in altre parole, aiuta a “diventare grandi”.  

“É impossibile recuperare le materie e diplomarsi in tempo”: partire per un semestre o un anno può anche essere frequentemente visto come una perdita di tempo. Niente di più sbagliato: l’immersione culturale e linguistica permetterà di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze a 360°, ancora più velocemente che rimanendo nel “nido” sicuro di casa. Per esempio, si ha la possibilità di imparare discipline non presenti nei curricula italiani o studiare materie più “comuni”, come la matematica e la storia, con metodologie di insegnamento alternative e si maturano competenze che aiuteranno gli studenti a recuperare velocemente gli argomenti indispensabili per arrivare alla maturità preparati, anzi con una marcia in più.  

“Non c’è un sistema chiaro di riconoscimento dei voti”: si tratta di un altro luogo comune molto diffuso, ovvero il timore del non riconoscimento dei risultati ottenuti all’estero, dovuto a una scarsa chiarezza nei parametri. Il percorso all’estero e i voti in realtà vengono riconosciuti come parte del proprio percorso formativo proprio dal Ministero dell’Istruzione insieme alle valutazioni tradizionali degli anni passati e successivi. Inoltre, le scuole straniere offrono solitamente un’ampia selezione di corsi e il piano di studi dello studente in visita viene comunicato alla scuola italiana e, in alcuni casi, si formalizza al rientro con l’autenticazione della pagella straniera.

“In caso di difficoltà sono da solo”: cosa fare in caso di emergenze? Come gestire in autonomia le difficoltà a scuola o in famiglia? Nessuna paura, gli studenti sono seguiti passo per passo in tutte le fasi del programma. WEP offre un’assistenza completa dalla fase pre-partenza al rientro, un vero e proprio percorso formativo dedicato alla preparazione pratica ed emotiva al viaggio studio all’estero. Un soggiorno scolastico all’estero è un’esperienza di crescita e la sicurezza dei ragazzi resta una priorità.

“Non conoscere la lingua può essere motivo di blocco”: non conoscere o padroneggiare solo superficialmente la lingua del paese ospitante può essere frustrante in un primo momento, ma è proprio l’immersione che favorisce l’apprendimento e il superamento della tanto temuta “barriera linguistica”. È proprio questo uno dei grandi vantaggi di questi programmi: la possibilità di imparare a padroneggiare una seconda lingua, così come quella di utilizzare il linguaggio locale a più livelli, familiarizzando anche con terminologie meno comuni in cui difficilmente ci si può imbattere a scuola o in un normale corso di lingua.

“È impossibile adattarsi così velocemente ad una nuova famiglia”: il valore aggiunto fondamentale di un soggiorno all’esterno è la famiglia ospitante. Trascorrere un periodo di tempo con una famiglia completamente diversa dalla propria (con lingua, cultura, abitudini e caratteri differenti) aiuta a sviluppare una grande apertura mentale: il primo passo per potersi integrare completamente è accettare di uscire dalla propria zona di comfort e partecipare attivamente alla quotidianità della propria host family. Se da un lato non è facile vivere con famiglie straniere, dall’altro non bisogna dimenticare che si tratta di un’esperienza di scambio: il rispetto reciproco, così come la ricerca di compromessi, sono alla base di un rapporto costruttivo e duraturo. 

“Non sarò in grado di superare lo shock culturale”: il senso di disorientamento iniziale è un momento critico tipico di queste esperienze. Non va sottovaluto, ma sicuramente non va temuto. Sebbene ciascuna persona viva le esperienze di vita in modo diverso, è molto probabile che il soggiorno di studio all’estero segua una vera e propria “curva di adattamento”. In base alle numerose testimonianze degli studenti che hanno partecipato a programmi di studio all’estero, WEP ha infatti verificato che allo shock culturale delle prime settimane, segue l’adattamento superficiale (si inizia ad abituarsi ai nuovi ritmi e la barriera linguistica si fa più sottile). Dopo i primi mesi, in alcuni casi, si sviluppa un senso di frustrazione (la vita nel paese ospitante non offre più novità, innescando la nostalgia di casa), ma il processo si conclude sempre positivamente con la parte più entusiasmante del soggiorno: l’adattamento reale. 

“Studiare per un semestre o un anno all’estero costa troppo”: l’idea che sia un’esperienza inaccessibile è un elemento che può scoraggiare molti fin dall’iscrizione. Tuttavia, pochi considerano che le spese di mantenimento di un adolescente in Italia sono spesso molto più alte che all’estero: in molti paesi, infatti, le scuole offrono sport e attività senza costi aggiuntivi. A conti fatti, quindi, avere un figlio all’estero non è tanto più costoso di averlo a casa. Inoltre, le borse di studio messe a disposizione continua a leggere sul sito di riferimento

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