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In 2024 spesi 85 mld per mangiare fuori casa, meno del pre-Covid

AttualitàIn 2024 spesi 85 mld per mangiare fuori casa, meno del pre-Covid

Roma, 9 giu. (askanews) – Restano stagnanti i consumi alimentari in Italia, e la causa sono i salari che non crescono e dell’inflazione, che ha ulteriormente eroso la capacità di spesa dei cittadini. Nel 2024, hanno raggiunto gli 85 miliardi di euro con una spesa media per famiglia di 3.264 euro: una cifra che ci riporta al 2015. E’ quanto emerso dai dati Teha (The European House – Ambrosetti), presentati durante la nona edizione del Forum Food and Beverage di Bormio il 6 e 7 giugno scorso.

I dati evidenziano come da oltre dieci anni la spesa per il cibo, sia in casa sia fuori casa, sia rimasta sostanzialmente uguale. I consumi alimentari totali degli italiani nel 2024 ammontano a 234 miliardi di euro, di cui 150 miliardi per il solo consumo domestico che ha toccato ovviamente il punto più alto (157 miliardi di euro) nei due anni del Covid (2020 e 2021). Per la ristorazione fuori casa gli italiani hanno speso lo scorso anno una media di 3.264 euro a famiglia. Il livello degli attuali consumi alimentari ci riporta ai numeri del 2015.

“Alla base di questa stagnazione – spiega Valerio De Molli, CEO e Managing Partner di Teha – c’è una dinamica che distingue l’Italia da tutti gli altri Paesi Ocse: è l’unico Paese dove i salari reali medi sono diminuiti dal 2000, con una variazione annua negativa dello 0,2%, mentre la media Ocse registra un aumento dello 0,7%. A ciò si aggiunge la crescita dell’inflazione, in particolare quella alimentare che ha raggiunto un massimo storico del +13,8% a ottobre 2022, erodendo ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie italiane”.

L’impatto dell’inflazione non è uniforme e colpisce in modo più severo le famiglie con redditi più bassi. Nel 2023, il 78% della spesa delle famiglie con reddito più basso è assorbito da spese incomprimibili, una quota superiore di 25 punti percentuali rispetto alle famiglie con reddito più alto. Questa polarizzazione si riflette nelle abitudini alimentari: le famiglie del quinto quintile spendono in media 806 euro al mese per l’alimentazione in casa, mentre quelle del primo quintile si fermano a 372 euro. La differenza è ancora più forte nel consumo fuori casa: rappresenta il 43,1% della spesa alimentare per i redditi più alti, appena il 12,5% per i più poveri.

“La ripresa dei consumi interni – ha aggiunto Benedetta Bioschi, partner Teha – rappresenta una condizione fondamentale per il rilancio economico complessivo. La domanda interna sostiene il 60% del PIL nazionale e i consumi alimentari costituiscono una parte fondamentale. Per le imprese dell’agroalimentare, diventa cruciale investire in strategie di accessibilità, qualità percepita e fidelizzazione del consumatore, per recuperare terreno rispetto ai livelli pre-crisi e innescare un circolo virtuoso di crescita sostenuta dalla domanda”.

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