ROMA – Poteva essere una strage quanto accaduto in un paesino nella provincia di Teramo il 22 gennaio scorso. I Carabinieri hanno trovato chiuse nell’armadio della camera da letto e “terrorizzate” la piccola Celeste di 4 anni e sua mamma Maria (nomi di fantasia). La storia è da copione: un uomo rinviato a giudizio per maltrattamenti, per giunta con un ricovero in clinica psichiatrica alle spalle, la Ctu (consulenza tecnica d’ufficio) che ignora la violenza e parla di bigenitorialità e una mamma che implora i servizi sociali di aiutarla e darle ascolto perché lei e sua figlia sono in pericolo, ma non viene creduta.
L’AGGRESSIONE IN CASA
Per tutti gli esperti in campo è lei a non essere collaborativa fino a quando il 22 gennaio l’ex di Maria piomba in casa “sfondando la porta”. Mamma e figlia si nascondono. “Lui mette le mani al collo alla suocera, la insegue per le scale, fugge via”. Arrivano i carabinieri e scatta il codice rosso. Oggi l’uomo ha un divieto di avvicinamento a lei, alla bimba e alla madre di lei. Poteva essere un altro caso Barakat. È l’avvocata Marina Marconato, legale della mamma, a raccontare alla Dire quell’orrenda giornata e tutto il calvario giudiziario della donna.
LE TAPPE DELLA VICENDA
“La signora ha denunciato l’ex compagno per maltrattamenti fisici e psicologici e l’uomo è stato rinviato a giudizio. Lui ha chiesto addirittura l’affido esclusivo sostenendo che l’ex compagna rifiutasse la bigenitorialità”, ricorda l’avvocata che segnala anche che nel 2020 “l’uomo era stato ricoverato in clinica psichiatrica per un disturbo dell’umore, depressione, attacchi psicotici e tratti paranoidei con il rischio escalation dovuto anche al fatto che dopo le dimissioni l’uomo aveva interrotto la terapia”.
Inizia qui – come spiega anche l’avvocata – il paradosso in cui si trova una donna che vuole proteggere sua figlia da un uomo sotto processo per violenza: deve mostrarsi collaborativa, deve difendere la genitorialità del padre anche se rinviato a giudizio per violenza, mettendo a rischio prima di se stessa la propria bambina, tanto che il Tribunale di Teramo il 22 giugno 2022 dispone l’affido condiviso sposando in toto la perizia della consulenza tecnica d’ufficio che parla di diritto alla bigenitorialità e predispone una mediazione familiare. Questo è quello che succede a Maria e a tante mamme che denunciano violenza.
UN VIOLENTO È UN BRAVO PAPÀ SECONDO LA PSICOLOGA
“Chiedo una Ctu e viene nominata una psicologa che si vanta anche di essere in un’associazione impegnata contro la violenza sulle donne – spiega l’avvocata Marconato alla Dire -, però riduce tutto nella sua perizia alla conflittualità delle parti, non esamina atti, né causa, né cartelle cliniche dell’uomo, tantomeno la narrazione degli atti persecutori e risponde alle nostre osservazioni con note blande senza entrare nel merito della vicenda e sostiene che il papà è un bravo papà, poco importa se la bambina non ci ha nemmeno mai vissuto data la separazione dei genitori”.
” Il quesito del giudice non le diceva di accertare violenza domestica – riporta Marconato in merito alla difesa della psicologa sulla sua relazione – ma la bigenitorialità va esclusa se c’è un rinvio a giudizio per maltrattamenti e violenza assistita. Ne ho chiesto la nullità e ho richiesto che ci fosse la perizia di uno psichiatra sulle condizioni dell’uomo. Il giudice in ogni caso ha sposato in toto le risultanze della Ctu e ha disposto un affidamento condiviso con incontri protetti per sei mesi a casa del padre alla presenza di un’educatrice e poi liberi, e ha disposto una mediazione familiare, che ricordo è vietata ai sensi di quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul. Ho proposto un reclamo al decreto di Teramo, incardinato alla Corte d’Appello de L’Aquila, in cui segnalavo che la Ctu minimizzava la violenza e si è ampliato a dieci mesi il periodo delle visite con l’educatrice. Un po’ questo ci ha salvati o la bimba sarebbe stata totalmente lasciata nelle mani di quest’uomo che mostrava segni di squilibrio”.
È la stessa mediatrice peraltro a segnalare a un certo punto “che quell’uomo era agitato anche con lei. Ho chiesto accesso agli atti – segnala l’avvocata Marconato – perché sono state messe a rischio le vittime. La mediatrice lo aveva segnalato al servizio sociale ma non è accaduto nulla e anzi i servizi sostenevano di dover applicare il decreto e che la signora era troppo ansiosa. Oggi il servizio sociale si è spaventato e sono state bloccate tutte le visite”.
Parliamo di visite in cui il padre chiamava a tutti gli orari e se la bambina, così piccola, magari dormiva pretendeva che fosse svegliata e se questo non accadeva chiamava i carabinieri ogni volta. “E Celeste tornava da quelle ore di visita con il padre sempre stravolta – racconta Maria con un nodo in gola -, sudata, crollava in macchina, non le si riconosceva la voce”.
Ancora una volta in questa Ctu c’è in ogni parola l’alienazione parentale come “principio ispiratore di queste perizie”, spiega l’avvocata, anche se poi sparisce nel lessico in modo esplicito. La mamma non è alienante, ma ostativa. “Un padre violento con la mamma non è detto che lo sia con il figlio e non dovevo ripetere che era violento perché ormai era passato”, le parole che Maria si sente dire da una psicologa incaricata dal servizio sociale. E così per tutelarsi, mentre tribunale e servizi sociali non le danno credito, “ha preso telecamere, non ha potuto mandare la piccola all’asilo, ha preso un investigatore che monitorasse il suo ex” e dopo l’aggressione si è rifugiata in un luogo sicuro.
COSA SI DOVREBBE FARE
“Dove ci sono indizi di violenza (non è necessario ci sia una condanna) – chiarisce Marina Marconato dalla sua lunga esperienza al fianco di donne e bambini – è necessario emettere provvedimenti a tutela del minore e della vittima violenza interrompendo contatti e fare un’istruttoria, non solo una Ctu”. È questo il primo peccato originale di quella che diventa una procedura perversa di violenza istituzionale. “Bisogna creare case di accoglienza per questi uomini dove siano monitorati, perquisiti, tolte le armi se le continua a leggere sul sito di riferimento