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La nebbia dell’impermanenza di Fujiko Nakaya a Basilea

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Alla Fondation Beyeler l’esperienza del tutto che cambia

Basilea. 10 giu. (askanews) – Il cambiamento è repentino. Dalla perfetta visibilità si scivola in pochi secondi in una sorta di bianca cecità, che rimette in discussione sia le nostre percezioni, sia la natura intima del luogo, che da raffinato museo nel cuore dell’Europa si trasforma in uno spazio imprecisato, liminale, del tutto sfocato. Fuori dal perimetro della comfort zone, aperti alle molteplici possibilità di un mondo diverso e non conosciuto. Passa rapidamente, ma l’esperienza è comunque molto intensa e lascia la sensazione che dopo le nostre percezioni siano diverse, addirittura che tutto sia leggermente diverso da prima. Si tratta dell’installazione dell’artista giapponese Fujiko Nakaya, che ha portato le proprie celebri nebbie anche alla Fondation Beyeler di Basilea, come parte della mostra collettiva estiva che il museo svizzero ha presentato a maggio e che è animata da un gruppo di curatori e di artisti all’insegna di una continua mutazione, di una impermanenza radicale che è ormai parte dei gesti artistici più consapevoli. La nebbia cambia il panorama, rimette in discussione il “patto narrativo” con lo spettatore, avvolge la grande torre di Philippe Parreno, il museo di Renzo Piano e tutti i visitatori in un abbraccio che attraversa il tempo e la storia, che può portarci nella Nantucket di Moby Dick così come in una Londra dickensiana oppure in un futuro da cambiamento climatico e da nuove frontiere dell’ipercapitale. Nessuna risposta è giusta e ovviamente lo sono tutte. Perché questo è il senso di stare dentro l’arte contemporanea, nella nebbia del nostro presente digitale e perduto.

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