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Vademecum Dengue: cos’è, come si trasmette e quali sono i sintomi

SanitàVademecum Dengue: cos’è, come si trasmette e quali sono i sintomi

PESARO – Dalla pagina dell’Agenzia Regionale Sanitaria delle Marche, alla luce del focolaio che sta interessando in particolare la città di Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, è riportato un vademecum sulla “febbre Dengue” che spiega la natura della malattia, come viene trasmessa, i sintomi e i possibili trattamenti. Eccone una sintesi.

DENGUE: COS’ È E COME SI TRASMETTE

La dengue è una malattia di origine virale causata da quattro virus molto simili (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. In Italia non è presente la zanzara più efficace nella trasmissione della dengue, la Aedes aegypti, tipica delle regioni tropicali, però la Dengue può essere trasmessa (in modo meno efficiente) anche dalla zanzara tigre (Aedes albopictus) che invece è presente in Italia dal 1990. 
Il periodo di incubazione, ovvero l’intervallo di tempo tra la puntura della zanzara infetta e l’esordio della malattia, è compreso tra 3 e 14 giorni, in media 5-6 giorni. Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.

SINTOMI E DIAGNOSI

La malattia può presentare sintomi sfumati, normalmente dà luogo a febbre nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, con temperature che possono essere anche molto elevate. La febbre è accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini.
La diagnosi è normalmente effettuata in base ai sintomi, alla ricerca di anticorpi specifici nel sangue e la ricerca del virus.

PREVENZIONE E TRATTAMENTO

La misura preventiva più efficace contro la dengue consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare vettore del virus. Diventano quindi prioritarie pratiche come l’uso di repellenti, vestiti adeguate protettivi (abiti lunghi e di colore chiaro), zanzariere e tende. Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in questa parte della giornata. Va eliminata ogni raccolta di acqua stagnante anche di piccole dimensioni, quale quella dei sottovasi, bidoni e vasche di diverse dimensioni dove si creano focolai larvali di moltiplicazione delle zanzare. Se non è possibile proteggere queste raccolte d’acqua è possibile effettuare un semplice trattamento antilarvale con sostanze anche di tipo biologico. Questi prodotti possono essere acquistati liberamente nelle rivendite agricole e di materiale per giardinaggio. 

PERCHÈ LA DISINFESTAZIONE

Per ridurre il rischio di diffusione di dengue, il mezzo più efficace è la lotta alla zanzara che funge da vettore della malattia, quindi la disinfestazione nei pressi delle residenze delle persone malate (raggio di 200 metri) e una politica di disinfestazione sistematica e continuativa nel corso dell’anno (eliminare i ristagni d’acqua in prossimità delle zone abitate, effettuare vere e proprie campagne di disinfestazione).
Esiste anche un vaccino tetravalente vivo attenuato ma è indicato solo in situazioni particolari: chi si deve recare nei Paesi dove dengue è endemica per un periodo superiore alle tre settimane, ai lavoratori italiani che risiedono nelle zone ad alto rischio infezione e a coloro che hanno già contratto la dengue, proprio per evitare un secondo episodio più grave.
Non esiste un trattamento specifico per la dengue
, e nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. Le cure di supporto alla guarigione consistono in riposo assoluto, uso di farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di liquidi al malato per combattere la disidratazione.  Anche se la maggior parte dei casi si risolve senza conseguenze, alcuni casi possono evolvere verso forme di febbre emorragica con emorragie anche gravi. Sono state segnalate anche complicanze neurologiche.

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